Lipedema : cause, sintomi e soluzioni per gambe più leggere

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Il lipedema è una patologia ancora poco conosciuta ma dall’enorme impatto sulla vita quotidiana di molte donne. Si manifesta con un accumulo anomalo e sproporzionato di tessuto adiposo, soprattutto su arti inferiori e talvolta braccia, che non risponde né alla dieta né all’attività fisica. A questo si associano dolore cronico, facilità ai lividi e una marcata sensazione di pesantezza fisica e psicologica.

In questo articolo, realizzato con la consulenza del Dott. Lorenzo Genzano, chirurgo esperto in patologie del tessuto adiposo e linfatico, scoprirai in modo chiaro e accessibile che cos’è il lipedema, quali sono i suoi sintomi, come viene diagnosticato e quali strategie terapeutiche oggi disponibili possono davvero migliorare la qualità della vita. L’obiettivo è offrire una guida utile e affidabile per riconoscerlo e intervenire precocemente, evitando le complicazioni delle forme avanzate.

Cos’è il lipedema

Il lipedema, noto anche come lipoedema, è una patologia cronica, progressiva e spesso invalidante che colpisce quasi esclusivamente il sesso femminile. La malattia è caratterizzata da un accumulo anomalo di grasso sottocutaneo che si concentra in zone ben precise del corpo: in particolare gli arti inferiori, dai glutei alle caviglie, con la tipica esclusione dei piedi, e in una percentuale di casi anche le braccia. Nelle fasi iniziali, il tronco può apparire proporzionato o addirittura snello, mentre la parte inferiore del corpo assume un aspetto più voluminoso e pesante.

Uno degli aspetti distintivi è la presenza di dolore spontaneo o provocato dalla pressione nelle aree colpite, che risultano più sensibili rispetto al tessuto adiposo normale. Inoltre, sono frequenti ematomi ed ecchimosi anche dopo traumi lievi, a conferma della fragilità dei vasi capillari e della componente infiammatoria che caratterizza il disturbo.

È fondamentale non confondere il lipedema con l’obesità: nell’obesità l’accumulo adiposo è generalizzato e proporzionato in tutto il corpo, mentre nel lipedema il deposito è localizzato, simmetrico e resistente a dieta e attività fisica. Inoltre, dal punto di vista anatomico, non è coinvolto soltanto il grasso, ma anche il tessuto connettivo lasso, la microcircolazione venosa e linfatica e i meccanismi infiammatori locali.

La diagnosi rimane complessa: non esistono esami del sangue o test specifici per identificarlo, e la patologia viene spesso confusa con linfedema o con obesità semplice. Questo porta a un ritardo diagnostico anche di diversi anni, durante i quali la malattia può progredire.

Il lipedema viene classificato in quattro stadi evolutivi, basati sull’aspetto e sulla distribuzione dei depositi adiposi. Nei primi stadi prevale la sproporzione estetica e la comparsa di noduli sottocutanei, mentre negli stadi avanzati il tessuto diventa più fibrotico, la mobilità può ridursi e nel quarto stadio la malattia evolve in lipolinfedema, con coinvolgimento del sistema linfatico e peggioramento del gonfiore.

Perché si sviluppa – Cause e fattori di rischio

Le cause del lipedema non sono ancora del tutto chiarite e rappresentano un campo di ricerca attiva. Gli studi più recenti confermano che si tratta di una condizione multifattoriale, nella quale entrano in gioco predisposizione genetica, squilibri ormonali e alterazioni del tessuto adiposo e vascolare.

  • Predisposizione genetica: numerosi casi familiari suggeriscono una componente ereditaria. In una famiglia affetta da lipedema primario non sindromico è stata individuata una mutazione del gene AKR1C1, mentre altre ricerche stanno esplorando un pannello multi-gene per identificare varianti predisponenti. Questo spiega perché la patologia tenda a colpire più generazioni all’interno della stessa famiglia.
  • Fattori ormonali: il lipedema è considerato un disturbo estrogeno-dipendente. Compare o si aggrava nei momenti di maggiore cambiamento ormonale della vita femminile: pubertà, gravidanza, perimenopausa e talvolta dopo trattamenti ormonali o chirurgia ginecologica. Studi recenti ipotizzano un ruolo della proteina Caveolina-1 (CAV1), che regola i recettori degli estrogeni e i processi di segnalazione cellulare, nella genesi della malattia.
  • Disfunzione vascolare e linfatica: nelle zone colpite si osservano vasi sanguigni e linfatici dilatati, con maggiore permeabilità e fragilità capillare. Ciò spiega la tendenza a sviluppare ematomi spontanei e edema ortostatico (gonfiore che peggiora durante la giornata o con il caldo).
  • Infiammazione cronica: il tessuto adiposo del lipedema non è un deposito “inerte”, ma mostra segni di microangiopatia precoce con infiltrazione di macrofagi e cellule progenitrici (studio istologico). Questo processo porta a ipossia tissutale, necrosi degli adipociti e dolore persistente, come documentato da ricerche recenti.
  • Fattori connettivi e meccanici: non è raro che le pazienti presentino ipermobilità articolare o lassità dei tessuti, spesso associati a Hypermobility Spectrum Disorder o sindrome di Ehlers-Danlos. Queste condizioni possono peggiorare la stabilità muscolo-scheletrica e contribuire alla progressione verso forme più avanzate come il lipolinfedema.
  • Stili di vita: è importante sottolineare che il lipedema non è causato da cattive abitudini alimentari o sedentarietà. Tuttavia, un eccesso ponderale o uno stile di vita inattivo possono accelerarne l’evoluzione, aumentare il dolore e ridurre la qualità di vita.

Segni e sintomi: come riconoscere il lipedema

Riconoscere precocemente il lipedema è fondamentale per evitare che la malattia progredisca verso forme più gravi e invalidanti. I sintomi non riguardano solo l’aspetto estetico, ma comportano anche dolore cronico, alterazioni funzionali e disagio psicologico. Di seguito, i principali segnali a cui prestare attenzione:

  • Accumulo adiposo sproporzionato e simmetrico: l’ingrossamento si localizza in modo speculare su entrambe le gambe (cosce, ginocchia, polpacci) e/o le braccia, risparmiando mani e piedi. Questo conferisce un aspetto a “colonna” tipico della patologia.
  • Gonfiore che peggiora durante il giorno: noto come edema ortostatico, è dovuto al ristagno di liquidi e peggiora con il caldo o dopo molte ore in piedi.
  • Dolore diffuso o localizzato: il dolore può essere costante o accentuarsi al tatto, alla pressione o durante il movimento. In alcune pazienti si manifesta come sensazione di bruciore o pesantezza persistente.
  • Comparsa di lividi ed ecchimosi: frequenti anche in assenza di traumi evidenti, per via della fragilità capillare e della maggiore permeabilità vascolare.
  • Alterazioni cutanee visibili: la pelle può apparire nodulare, morbida e con affossamenti, simile all’aspetto della “buccia d’arancia” o a un materasso.
  • Presenza di noduli sottocutanei: il tessuto adiposo si ispessisce in cuscinetti o lobi che possono interferire con la deambulazione, in particolare negli stadi avanzati.
  • Segno di Stemmer negativo: si riesce a sollevare facilmente la pelle alla base delle dita dei piedi o delle mani, aiutando a distinguere il lipedema dal linfedema (in cui il segno è positivo).
  • Teleangectasie (capillari visibili) sulla parte esterna delle cosce o su altre zone interessate: indicano fragilità microvascolare.
  • Resistenza a dieta e attività fisica: il tessuto adiposo colpito è fibrotico e non risponde ai metodi tradizionali di dimagrimento, generando frustrazione nel paziente.
  • Eventuale familiarità: è spesso presente una storia familiare di sintomi simili o diagnosi conclamata in madre, sorelle o zie.

In presenza di questi sintomi, soprattutto se insorti in età puberale, gravidanza o menopausa, è importante rivolgersi a uno specialista esperto per una valutazione approfondita. Un riconoscimento precoce può cambiare radicalmente l’evoluzione della malattia e la qualità della vita.

Classificazione e stadi del lipedema

Il lipedema è una malattia progressiva che tende a peggiorare nel tempo se non viene trattata. Per questo motivo è utile suddividerla in stadi clinici, che aiutano a definire la gravità della condizione e orientare le strategie terapeutiche più adeguate. La classificazione si basa sull’aspetto della pelle, sulla consistenza del tessuto sottocutaneo e sull’impatto funzionale del disturbo.

  • Stadio I: la superficie cutanea appare ancora liscia e visivamente normale. Tuttavia, alla palpazione si possono percepire piccoli noduli sottocutanei, tondeggianti, che segnalano un primo ispessimento del tessuto adiposo. Il dolore può essere assente o lieve.
  • Stadio II: la pelle comincia a mostrare irregolarità visibili, tra cui il caratteristico effetto “buccia d’arancia”. I noduli sottocutanei aumentano di dimensione, raggiungendo il volume di una noce o persino di una mela. Sono frequenti ecchimosi spontanee e il dolore diventa più marcato, sia a riposo che al tatto.
  • Stadio III: il tessuto adiposo si ispessisce ulteriormente e si distribuisce in lobi o cuscinetti penduli, che possono compromettere l’armonia del profilo corporeo. La pelle è visibilmente flaccida e può presentare nodulazioni estese. In questo stadio si riscontrano difficoltà nella deambulazione, formicolii, pesantezza e dolore persistente.
  • Stadio IV – Lipolinfedema: la malattia evolve con un coinvolgimento del sistema linfatico, dando origine a una condizione mista di lipedema e linfedema. Si manifesta con edema secondario, aumento marcato del volume degli arti e peggioramento della mobilità. La linfa non riesce più a defluire correttamente, causando infiammazione cronica e indurimento dei tessuti.

Conoscere gli stadi del lipedema è fondamentale per intervenire tempestivamente e adottare il giusto approccio terapeutico: prima si agisce, maggiori sono le probabilità di contenere l’evoluzione e ridurre l’impatto sulla qualità della vita.

Diagnosi del lipedema: a chi rivolgersi e come avviene

Diagnosticare correttamente il lipedema è un passaggio fondamentale per evitare trattamenti inefficaci o ritardi che possono peggiorare l’evoluzione della patologia. Tuttavia, il processo non è sempre semplice, poiché la malattia può essere confusa con obesità, linfedema o ritenzione idrica, soprattutto negli stadi iniziali.

Attualmente, non esistono test diagnostici specifici o marcatori di laboratorio per il lipedema. La diagnosi è quindi prevalentemente clinica e si basa su:

  • esame fisico mirato, con valutazione della distribuzione del tessuto adiposo e delle sue caratteristiche (simmetria, esclusione di piedi e mani, dolore alla palpazione);
  • analisi della storia familiare, spesso presente in caso di predisposizione genetica;
  • valutazione dell’assetto ormonale e dei momenti di insorgenza (pubertà, gravidanza, menopausa);
  • esclusione differenziale da altre condizioni, come linfedema primario/secondario, obesità generalizzata o disfunzioni venose.

Lo specialista di riferimento per una diagnosi accurata può essere:

  • angiologo o linfologo con esperienza in patologie del microcircolo;
  • chirurgo vascolare specializzato in disordini linfatici e adiposi;
  • fisiatra esperto in linfologia e trattamento conservativo;
  • nutrizionista o dietologo clinico con conoscenza del lipedema per distinguere correttamente obesità da patologia adiposa fibrotica.

In alcuni centri specializzati, è possibile eseguire indagini strumentali di supporto per affinare la diagnosi o escludere comorbidità:

  • ecografie dei tessuti molli per valutare la struttura del pannicolo adiposo;
  • linfoscintigrafia o linfografia per analizzare la funzionalità del sistema linfatico;
  • bioimpedenziometria per la composizione corporea segmentale;
  • angiografia e valutazione venosa nei casi di sospetta insufficienza venosa associata.

Va sottolineato che non esiste ancora un protocollo diagnostico standardizzato a livello nazionale. Per questo motivo è fondamentale rivolgersi a centri esperti nel trattamento del lipedema e affidarsi a professionisti aggiornati sull’evoluzione clinica della malattia.

Quali sono le conseguenze del lipedema se non trattato

Il lipedema è una patologia progressiva: se non viene riconosciuta e affrontata tempestivamente, tende a peggiorare nel tempo, con effetti che vanno ben oltre l’aspetto estetico. L’accumulo adiposo fibrotico aumenta, il dolore si intensifica e possono comparire complicazioni cliniche rilevanti.

Tra le principali conseguenze di un lipedema non trattato troviamo:

  • Aumento del dolore: con la progressione della malattia, il tessuto adiposo diventa più fibrotico e infiammato, rendendo anche le attività quotidiane dolorose. Il dolore può diventare costante, interferendo con il riposo e la qualità del sonno.
  • Limitazione della mobilità: l’eccesso di tessuto nei distretti colpiti compromette la deambulazione e riduce la capacità di movimento, influenzando negativamente l’autonomia personale.
  • Sviluppo di lipolinfedema: nelle fasi avanzate, la malattia può estendersi al sistema linfatico, causando un ristagno cronico di linfa, gonfiore severo e indurimento dei tessuti (fibrosi), aggravando il quadro clinico.
  • Alterazioni metaboliche e aumento di peso secondario: il dolore e la ridotta mobilità possono favorire la sedentarietà e l’aumento ponderale, che a sua volta può innescare problematiche metaboliche (come insulino-resistenza, ipertensione o dislipidemie) e aggravare la condizione adiposa.
  • Impatto psicologico ed emotivo: molte pazienti sviluppano un profondo senso di frustrazione, disagio sociale e insoddisfazione corporea. La percezione di non essere comprese o curate adeguatamente può alimentare ansia, depressione e isolamento.

Trattamento e gestione del lipedema: cosa si può fare

Il lipedema è una malattia cronica e progressiva che richiede un approccio terapeutico integrato e multidisciplinare. Sebbene non esista una cura definitiva, è possibile contenere i sintomi, rallentare l’evoluzione e migliorare la qualità della vita attraverso strategie combinate che agiscono su diversi fronti.

Gestione conservativa: il primo passo

  • Terapia compressiva: l’utilizzo di indumenti elastocompressivi su misura (calze, guaine, bracciali) aiuta a contenere il gonfiore, stimolare il ritorno venoso e linfatico e ridurre il dolore. Prima della realizzazione dell’indumento è utile eseguire bendaggi linfologici multicomponente, soprattutto se è presente edema.
  • Attività fisica mirata: l’esercizio è fondamentale, ma deve essere a basso impatto e adattato alla tolleranza del paziente. Sono particolarmente consigliati camminate, ginnastica in acqua, yoga dolce, pilates e nordic walking. L’obiettivo è mantenere attiva la muscolatura senza sovraccaricare le articolazioni e favorire il drenaggio dei liquidi.
  • Supporto nutrizionale: pur non trattandosi di una patologia causata dalla dieta, l’alimentazione gioca un ruolo chiave nella gestione dei sintomi. Due approcci dietetici si sono dimostrati promettenti:
    • Dieta chetogenica normocalorica LCHF: riduce drasticamente l’assunzione di carboidrati per favorire l’utilizzo dei grassi come fonte energetica e ridurre l’infiammazione sistemica.
    • Dieta antinfiammatoria: punta su alimenti ad azione protettiva (omega-3, frutta e verdura biologica, cereali integrali) e riduce l’assunzione di zuccheri semplici, latticini, glutine e alimenti processati per abbassare il carico infiammatorio del tessuto adiposo.
  • Fisioterapia e linfodrenaggio manuale: cicli regolari di linfodrenaggio specialistico aiutano a ridurre l’edema, migliorano la circolazione linfatica e alleviano la sintomatologia dolorosa.

Trattamento chirurgico: quando serve intervenire

Nei casi avanzati o resistenti alla gestione conservativa, può essere indicato un intervento di liposuzione specialistica, realizzata con tecniche non traumatiche per il sistema linfatico (tecniche Lymph-Sparing).

Tra le più efficaci si segnala la Water-Jet Assisted Liposuction (WAL), che utilizza un getto d’acqua delicato per separare le cellule adipose dal tessuto circostante, permettendo un’aspirazione più sicura, rispettosa delle strutture linfatiche e indicata per grandi volumi. L’intervento permette di ridurre significativamente il volume degli arti, migliorare la deambulazione e attenuare il dolore cronico.

È importante ricordare che la liposuzione non cura la causa del lipedema, ma può migliorare sensibilmente la qualità della vita. Deve essere eseguita da un chirurgo esperto in strutture adeguate, con un follow-up post-operatorio accurato che include linfodrenaggio precoce, bendaggi e una graduale ripresa dell’attività fisica (preferibilmente in acqua dopo la guarigione delle ferite).

Importanza della prevenzione e dell’intervento precoce

Individuare il lipedema nelle fasi iniziali consente di contenere i sintomi e ridurre il rischio di evoluzione verso forme avanzate. In presenza di familiarità, primi segni di sproporzione degli arti, dolore o comparsa precoce di ecchimosi, è consigliabile agire subito con terapia compressiva, adeguamento dell’alimentazione e introduzione di attività fisica personalizzata.

Ritardare l’intervento può portare a una progressione della malattia con perdita di mobilità, peggioramento del dolore e comparsa di lipolinfedema, una forma mista che coinvolge anche il sistema linfatico e richiede trattamenti più complessi.

A chi rivolgersi per trattare il lipedema

Affrontare il lipedema in modo efficace richiede il supporto di specialisti esperti nella diagnosi e nel trattamento di questa patologia complessa. Purtroppo, il lipedema è ancora oggi poco conosciuto in ambito medico generale e spesso viene confuso con obesità o linfedema, ritardando l’intervento e peggiorando la qualità della vita delle pazienti.

Per questo motivo è fondamentale rivolgersi a centri specializzati e professionisti con esperienza specifica nel trattamento del lipedema. In Italia, un punto di riferimento autorevole è la Clinica Ireos, dove vengono adottati protocolli personalizzati, multidisciplinari e aggiornati alle più recenti evidenze scientifiche internazionali.

Presso la Clinica Ireos riceve il Dott. Lorenzo Genzano, chirurgo esperto in patologie del tessuto adiposo e linfatico, tra i pochi professionisti italiani ad aver maturato un’approfondita esperienza nella gestione completa del lipedema, sia in fase diagnostica che terapeutica, conservativa e chirurgica.

Il Dott. Genzano riceve regolarmente nei suoi studi a:

  • Firenze
  • Milano
  • Roma
  • Bologna

Grazie a un approccio umano, altamente specializzato e centrato sulla paziente, il percorso proposto integra valutazione clinica dettagliata, supporto nutrizionale, terapia compressiva personalizzata e, nei casi indicati, chirurgia linfaticamente conservativa, come la liposuzione con tecnica WAL (Water-Jet Assisted Liposuction).

Rivolgersi a un professionista esperto come il Dott. Genzano rappresenta il primo passo concreto per prendere in carico la malattia, ritrovare sollievo e migliorare il proprio benessere quotidiano. Un intervento tempestivo può fare la differenza nel limitare la progressione del lipedema e recuperare mobilità, leggerezza e fiducia in sé stesse.

Fonti e approfondimenti

Domande Frequenti

Domande Frequenti

No: oltre all’aspetto fisico, comporta dolore, limitazione della mobilità, possibile sviluppo di linfedema, ed effetto psicologico importante.

Migliorare lo stile di vita è essenziale, ma il grasso del lipedema è fibrotico e non risponde come il grasso da obesità. È utile ma non sufficiente da solo.

Attualmente non esiste una “cura” che garantisca l’eliminazione completa della malattia in tutti i casi, ma con un trattamento tempestivo e integrato è possibile migliorare significativamente sintomi, qualità di vita e rallentare la progressione.

Un medico specialista in angio/linfologia, chirurgia vascolare, dietologia, fisiatria con competenza in linfologia e patologie adipose. La diagnosi e il percorso terapeutico personalizzato sono fondamentali.