Ptosi mammaria: cos’è e come risolvere

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In seguito a gravidanze e allattamento, oppure per una forte perdita di peso, il seno può apparire sgonfio e più basso.

È nei casi come questi che si parla di ptosi mammaria, ovvero un disturbo ordinario e comune a tutte le donne, a prescindere dalla taglia del reggiseno.

Nonostante questo, si tratta di un fenomeno che può creare qualche problema nella quotidianità, soprattutto rispetto all’accettazione di sé e al rapporto con amici e conoscenti.

Per correggerlo si può iniziare con degli esercizi specifici, mirati al rassodamento dei muscoli pettorali.

Purtroppo va detto che, comunque, non tutte possono ottenere i risultati sperati soltanto con gli esercizi, specie nei casi più pronunciati o in cui il volume delle mammelle è importante.

Ecco perché si ritiene che la soluzione migliore, per ovviare a questo problem, sia la chirurgia estetica grazie a interventi come la mastoplastica e la mastopessi.

Che cos’è la ptosi del seno e come si corregge?

Con la definizione di ptosi mammaria ci si riferisce a un fenomeno legato al rilassamento della pelle del seno, con conseguente caduta verso il basso della massa che lo riempie.

Questo dispiegamento può avere diversi tipi di cause ed è dovuto al cedimento della ghiandola mammaria, oltre alla distensione della pelle che la contiene.

Assieme alla ptosi del seno si può essere in presenza di casi di ipertrofia o di ipolasia mammaria, rispettivamente intesi come abbondanza o carenza di seno.

Va tenuto ben presente che anche un seno poco abbondante può andare incontro al cedimento cutaneo della zona pettorale.

Ciò appare evidente se si considera che, tra le cause, non c’è il peso della massa delle mammelle.

Nonostante esistano degli esercizi per il rassodamento dei muscoli pettorali femminili, bisogna tenere in considerazione che questi non vanno a risolvere il problema legato all’elasticità e alla conseguente abbondanza della pelle.

Quando si va incontro alla ptosi mammaria, infatti, l’unica soluzione efficace è l’intervento da parte di un chirurgo estetico specializzato.

Chirurgia estetica contro la ptosi mammaria

L’intervento che mira alla riduzione della ptosi al seno ha un iter piuttosto complesso da seguire, sia prima che dopo l’operazione, che ha una durata media variabile tra l’ora e mezza e le tre ore.

Si effettua in anestesia totale, non locale, e normalmente può portare a un ricovero di uno o due giorni.

Possono sottoporsi a questo tipo di intervento solamente le donne che abbiano raggiunto la maturità e terminato completamente la fase di crescita, cosa che avviene attorno ai 17 anni.

Per effettuare l’operazione, il chirurgo deve dapprima occuparsi dell’areola e del capezzolo, se ritenuti troppo bassi. Si procede con lo spostamento della ghiandola mammaria verso l’alto, in una posizione che permetta un risultato armonioso sia per forme che per volume.

Se necessario, viene rimossa parte della pelle in eccesso, al fine di ottenere un risultato ottimale.

Da questo intervento risultano delle cicatrici, la cui forma e dimensione varia a seconda della correzione apportata e rispetto alle proprietà rigenerative della pelle di chi si sottopone all’operazione.

Nel caso in cui, oltre alla ptosi mammaria, si volesse correggere anche l’ipertrofia o la ipoplasia mammaria, si può approfittare di un’unica operazione, che potrebbe terminare con l’eventuale inserimento di protesi.

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Quando sottoporsi all’intervento

La ptosi mammaria viene  misurata su una scala di 3 gradi dove il primo indica il decadimento più leggero mentre il terzo indica il decadimento più pesante e in generale i casi più difficili da trattare.

Come si misura la ptosi mammaria?

Per misurare la ptosi mammaria viene presa la distanza tra il solco mammario, ovvero il punto da dove inizia la parte inferiore della mammella, e il più più estremo della mammella mentre il soggetto si trova in posizione eretta.

Classificazione della ptosi mammaria

  • ptosi di grado 1 o lieve: quando la distanza tra i due punti è inferiore ai due centimetri;
  • ptosi di grado 2 o media: quando la distanza tra i due punti è tra i 2 e i 4 centimetri;
  • ptosi di grado 3 o grave: quando la distanza tra i due punti è maggiore di 4 centimetri;

Il grado di classificazione della prosi mammaria è molto importante e indica al chirurgo plastico la procedura da seguire per correggere il difetto estetico.

Ovviamente sarà il chirurgo a decidere quale tecnica utilizzare ma in generale possiamo dire che: per correggere la ptosi mammaria di primo e secondo grado si ricorre all’intervento di mastoplastica additiva mentre per la ptosi di terzo grado si ricorre all’intervento di mastopessi.

Rischi e conseguenze derivanti dall’operazione chirurgica

Partiamo dal presupposto per cui ogni intervento di natura chirurgica può comportare dei rischi, che sia di natura estetica o no.

Oltre a quelli legati all’igiene e all’anestesia, nel caso dell’operazione mirata a ridurre la ptosi mammaria è importantissimo affidarsi a un chirurgo specializzato e competente, e non al primo che vi capita.

Stiamo pur sempre parlando di un intervento volto al miglioramento delle condizioni di salute, anche a livello psicologico, quindi è fondamentale non rischiare.

Affidarsi al personale qualificato di una clinica scelta con cura può ridurre e limitare i rischi di questo tipo di intervento, ma senza annullarli del tutto per la natura stessa dell’operazione.

La ptosi mammaria curata chirurgicamente non impedisce la possibilità di una gravidanza, successiva all’intervento, né l’allattamento al seno.

Comunque gli esperti consigliano di attendere almeno sei mesi, prima di optare per la generazione di una nuova vita.

Rispetto alle patologie, invece, va sottolineato che questo tipo di operazione non è correlata all’eventuale sviluppo di cancro al seno.

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Potrebbe essere utile sapere a quali conseguenze post-operatorie si va incontro, prima di decidere di sottoporsi alla ptosi mammaria.

Per quanto riguarda il dolore, pare che non sia eccessivo e che si possa sopportare piuttosto bene.

Esteticamente, si potrebbero presentare dei gonfiori, che dovrebbero sparire nell’arco del primo mese successivo all’intervento.

Invece i capezzoli potrebbero risultare intorpiditi per diversi mesi.

L’iter post-operatorio prevede che si indossi un reggiseno di sostegno sia di giorno che di notte, durante almeno un mese dopo l’intervento.

È altamente sconsigliato lo svolgimento di qualsiasi tipo di attività fisica fino a completa guarigione, che a seconda dei casi può variare tra 30 e 60 giorni.